30/06/2025
l’Unione auspica un’azione decisa contro il fast fashion
Il presidente della categoria Federmoda nell’Unione Markus Rabanser.
Un segno contro l’inquinamento e la concorrenza sleale
Il disegno di legge francese propone, tra le altre cose, multe, nuovi obblighi per le piattaforme online, restrizioni all’influencer marketing e un’imposta ambientale sulle importazioni a basso costo da paesi terzi, e più precisamente fra i due e i quattro euro per ogni piccola spedizione. L’obiettivo è quello di arginare i problemi ambientali e di concorrenza causati da aziende come Shein. Allo stesso tempo, la proposta mira anche a promuovere un consumo consapevole e a tutelare maggiormente i commercianti di moda sul territorio.
Inaccettabili svantaggi per il commercio europeo
Le critiche verso questo squilibrio delle condizioni di mercato si fanno sempre più forti anche in Alto Adige. “Non è più accettabile che le aziende tessili e calzaturiere europee siano soggette a rigide normative ambientali, sociali e di trasparenza, mentre i rivenditori online internazionali ottengono enormi vantaggi competitivi aggirando tali standard”, sottolineano Moser e Rabanser. Il risultato: sempre più rivenditori di moda di medie dimensioni in Europa si arrendono, vittime di una concorrenza sleale alimentata dalla mancanza di regolamentazione a livello nazionale e comunitario.
Abolire la soglia di franchigia doganale: necessaria un’azione a livello UE
“Concretamente, insieme ad altre associazioni di categoria europee, chiediamo l’abolizione della soglia di franchigia doganale per le spedizioni di merci provenienti da paesi terzi, l’introduzione di una tassa doganale obbligatoria per ogni spedizione e l’obbligo di dichiarazione di tutte le importazioni, indipendentemente dal valore delle merci, tramite il sistema Import One Stop Shop (IOSS) dell’UE”, spiegano Moser e Rabanser. Si tratta di un portale elettronico che funge da punto di contatto per l’importazione di merci da paesi terzi nell’UE. Solo così si potrà ripristinare una concorrenza leale. Qualora l’UE esiti ad attuare questa misura, si dovrebbe prendere in considerazione anche in Italia una legge nazionale basata sul modello francese.
Equità e sostenibilità non sono incompatibili
L’Unione si appella ai politici a Roma e Bruxelles affinché intraprendano finalmente azioni concrete. “Chiunque prenda sul serio la sostenibilità e il commercio equo non può più ignorare il fast fashion”, afferma l’associazione di categoria. Ora serve un segnale politico forte: per proteggere l’ambiente, i consumatori e l’industria della moda locale.
Il presidente della categoria Federmoda nell’Unione Markus Rabanser.